Sillogismo: un sito web è un prodotto. Ogni prodotto deve avere una funzione specifica. Ogni sito web deve avere una funzione specifica.

 

Partiamo da questo concetto (sul quale potremmo essere tendenzialmente tutti d’accordo) per cominciare a scavare un ideologico solco ed isolare la tendenza cronica che porta alla richiesta di un sito web in grado di poter avere diverse funzioni.

 

“Non deve essere un sito web, ma un’esperienza completa”.

 

Niente di più sbagliato! O meglio, “fai pure ciò che vuoi con il tuo sito”, ma qui la discriminante è l’efficacia e l’adagio è sempre quello: uno strumento tanto è più specifico quanto sarà più precisa ed ottimizzata la sua azione. In realtà un’eccezione c’è: il taglia mela a spicchi, ma è la più classica delle conferme di regola.

  

Per carità, è sicuramente un punto di vista, anche se devo dire ampiamente supportato da dati e case studies; non è un caso che i tracciamenti vengano pensati e costruiti sugli obiettivi.

 

Semplificando però tutto, rendendolo più “digeribile”: quali sono (secondo me) i passaggi chiave per arrivare ad una struttura che possa essere la più funzionale possibile?

 

 

1.Obiettivo

 

Il primo passaggio, apparentemente il più banale tra tutti, ovvero chiedersi o chiedere quale sia il macro-obiettivo dello strumento sito web. Possono essere presi in considerazione anche più obiettivi (generare nuovi contatti, presentare prodotti, vendere, ecc..) e la cosa importante sarà tenerne conto nella fase di progettazione successiva in modo che le funzioni non si “pestino i piedi” tra loro.

 

Come ogni fase d’inizio dovrà essere precisa e convinta; il prezzo da pagare in caso di scelte frettolose o poco consapevoli saranno revisioni a cascata sul tutto il processo di progetto e sviluppo.

 

La pena? l’aumento esponenziale di tempo e costi.

 

 

2.Costruzione/progetto

 

All’ inizio di questo passaggio sarà possibile rivedere parzialmente le decisioni del punto 1, perché molte criticità possono emergere proprio nella fase di progetto dell’alberatura.

 

Do per scontato che tutto parta da una buona conoscenza (meglio ancora da un’analisi precisa) sulla situazione del mercato, dei competitor, del posizionamento aziendale e delle parole chiave che queste analisi sono in grado di produrre.

 

L’alberatura, quindi, dovrà essere concepita come un flusso verso l’obiettivo e consiglio di tenere conto della logica delle landing page: pagine interconnesse, ma indipendenti all’occorrenza rispetto a obiettivi più specifici.

 

È necessario anche tenere conto della strategia di interazione tra sito web e canali di comunicazione (soprattutto social) perché influiranno in modo consistente sulle modalità di interazione tra utente e pagina.

 

Il progetto visivo poi dovrà essere coerente con il posizionamento e l’identità aziendale (o di prodotto).

 

 

3.Tracciamento

 

Come verifichiamo la bontà delle nostre scelte? Semplice: monitorando gli accessi.

Purtroppo, o per fortuna (a seconda dei punti di vista) è sempre più difficile farlo, ma è l’unico metodo possibile per ricavarne dei dati utili a prendere decisioni pensate e sensate.

 

Chiaramente tutto dovrà essere impostato in modo che le metriche parlino dell’obiettivo e della capacità o meno di arrivare a quel risultato.

 

 

4.Revisione

 

Reputo stupido pensare che non si possa cambiare in corso d’opera. Ci sono tempi e modi, ma è assolutamente necessario farlo.

 

L’evoluzione costante è parte del mondo digitale ed è per questo che continuo a considerare le soluzioni web totalmente custom made le più versatili in questo senso.

 

Il cambiamento deve essere guidato dai dati, non ci sono storie. Sono l’unico elemento oggettivo al quale potersi aggrappare.

 

 

Chiusi questi quattro punti avremo creato quello che chiamo Ecosistema Digitale, ovvero un flusso di progetto e azione in grado di migliorare costantemente le proprie prestazioni e la propria efficacia.

Approfondirò l’argomento.