Startup: è proprio vero che centomila ne pensi e una ne fai? Beh, diciamo che, per quanto la loro fondazione e il loro sviluppo siano regolati da normative rigide e vincolanti, la fantasia e l’intraprendenza umane, alla fine, lo sono sempre molto, MOLTO meno…

 

ecco, quindi, una rapida rassegna in ordine sparso di alcune fra le più originali startup mai nate, vissute o anche “defunte”: alcune sono curiose, altre proprio strambe, altre ancora assolutamente improbabili.

 

 

 

Qualche volta si tratta di buoni progetti (molto) malamente realizzati: è il caso della statunitense Juicero, che nel 2013 aveva lanciato sul mercato una macchina spremiagrumi che funzionava tramite appositi sacchetti, venduti insieme alla macchina stessa, contenenti porzioni di frutta e verdura già pulita e tagliata, per sensibilizzare il pubblico al green e all’healthy food.

 

L’idea si rivelò fallimentare, costringendo dopo qualche anno la società alla, in quanto si scoprì che la spremitura dei sacchetti era efficace anche se fatta a mano dal cliente, rendendo dunque la spesa complessiva (già altina, attorno ai 400 dollari) per frutta, verdura e macchina del tutto inutile.

 

In altri casi, invece, non esistono attenuanti: idea risibile, successo zero, business che muore ancora prima di nascere. Come è capitato alla (sempre) statunitense Washboard, un sito che prometteva di inviare “quarters for laundry”, gettoni per lavanderia, esigenza particolarmente sentita in USA dove abbondano. Per la precisione, 20 $ in quarti di dollaro al mese. Ma al costo, mensile,di 27 $: è durata una settimana.

 

Alcune startup puntano decisamente in alto, forse troppo. A Los Angeles, in California, una società chiamata Humai promette addirittura di prolungare la vita oltre la morte attraverso AI e nanotecnologie: queste ultime, dopo aver memorizzato una mole sterminata di dati su stili di conversazione, modelli di comportamento, movimenti umani, verrebbero impiantate in un corpo artificiale azionato dal vero cervello di un defunto, conservato in ibernazione e che, una volta invecchiato, verrà clonato…brrrrr, meglio non dilungarci oltre.

 

Altre ancora sono delle sfiziosità fini a sé stesse: nycgarbage.com, per dire, vi spedisce direttamente a casa, all’interno di involucri trasparenti, composizioni create con campioni di spazzatura (autentica al 100%, ci avvisa il sito) di New York: “monnezza d’artista”, chiamiamola così. Su richiesta, naturalmente.

 

Negli ultimi anni si è sviluppato un trend particolare: prendere o concedere in affitto mandrie di animali, come fa l’australiana Rent-a-Ruminant, per prevenire dal rischio di incendi, inquinamento e infestazioni da erbacce le superfici sulle quali le si andrà a pascolare. Al di là del fatto che praticamente ci si deve improvvisare pastori da un giorno all’altro, sembrerebbe interessante.

 

Più o meno agli stessi principi si ispira la scozzese Highland Titles, che, per finanziare il mantenimento e la sopravvivenza di intere foreste e piantagioni locali, vende acri di terreno a clienti di tutto il mondo, i quali potranno fregiarsi (goliardicamente) del titolo di “laird” (o “lord” che dir si voglia, ma loro ci tengono) o “lady” e usufruire della possibilità di visitarli e ispezionarli.

 

Parlando un po' del resto del mondo e di invenzioni un po' più recenti:

 

al Ces 2023 l’italiana Oraigo ha presentato un lettore indossabile che capta e analizza i segnali cerebrali precedenti un colpo di sonno al volante, avvertendo i guidatori tramite una vibrazione; una società scandinava, invece (a questa ci tenevamo), Blyynd, una app che ospita chat a luci rosse cui ci si può iscrivere in completo anonimato, prevenendo i rischi legati al fenomeno del revenge porn; la giapponese Ashirase un modello di scarpe con dei sensori di movimento incorporati per permettere l’orientamento ai non vedenti…

 

 

 

Morale della favola? Fantasia e intraprendenza rivelano sicuramente una grande predisposizione a mettersi in gioco, a non appiattirsi sul già noto e sull’usato sicuro per esplorare nuove frontiere accollandosi i relativi rischi, ma mai esagerare.

 

Forse, alla fine, sono proprio quelle normative sopracitate, apparentemente così rigide, a far avverare un sogno in modo compiuto, proprio perché permettono di farlo entro limiti legali ed economici ben precisi in grado di conferirgli maggior concretezza, oltrepassando i quali si rischierebbe di farlo naufragare.

 

Ci rivediamo alla prossima puntata con altre “storie di ordinaria follia digitale”.

 

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